giovedì 29 settembre 2016

Com'è difficile crescere!


Vivere vuol dire crescere e crescere vuol dire evolversi, cambiare.
Nonostante ne sia consapevole, ho sempre mal digerito i cambiamenti, fin da piccola. Anche per cose che sceglievo io stessa, ma che comunque mi infondevano un’ansia a volte eccessiva, il sapere di dover prendere un bivio che non mi avrebbe permesso di tornare indietro e scegliere altro. E soprattutto che pensavo mi avrebbero cambiato nel profondo, come se fare determinate esperienze modificasse per sempre quella che ero stata fino allora.

Solo dopo ho capito che è semplicemente CRESCERE. Dovevo accettare il fatto di lasciare volare via parti di infanzia dando il benvenuto di volta in volta ad una nuova me stessa. Ho capito che io ero sempre io, qualunque “forma” avessi avuto ed ho imparato a gestire meglio questa sensazione. Ma ciò che non avevo però considerato è che la stessa confusione l’avrei rivissuta su altri…


Avevo circa vent’anni, ma ricordo come fosse oggi quando mia sorella più piccola, prese per la prima volta il motorino… Mentre si allontanava velocemente in sella allo scooter, soddisfatta della sua bella conquista, mi si strinse lo stomaco: la osservavo seguendola con lo sguardo dalla finestra, gli occhi si chiusero solo il tempo di far scendere una lacrima, finché la sua sagoma scomparve dove la strada curvava e rimasi lì a guardare la strada vuota. “Sta proprio crescendo” mi dissi, ed ero felice per lei e per ogni passo che compieva, ma non riuscivo a nascondere a me stessa la tristezza nel dover salutare la lei “bambina”.
E mi ritrovai, non solo quella volta ma molte altre sue "prime volte", a pensare “Allora è così che si sente una mamma?” Un misto di gioia e tristezza che non si riesce a separare, una sensazione a metà tra la felicità per il loro cammino verso il mondo e la nostalgia dei dolci ricordi di quando invece tutto il loro mondo era a casa.

Perché effettivamente, a causa della differenza di età e del mio estremo senso di responsabilità di sorella maggiore, l’ho vissuta più come una “figlia” che come una sorella, fin da quando è nata. Quindi invece di confidenze, consigli, complicità, ci sono state raccomandazioni e preoccupazioni…

Questo però mi ha aiutato ad essere più consapevole e preparata quando sono diventata mamma veramente, perché sapevo di aver già visto e/o vissuto determinate tappe e pensavo di saperle affrontare. Ho ricordi vividi anche dei primi anni di mia sorella, quindi persino accudire un neonato per me non era una cosa aliena (nonostante fossi ancora una bambina quando lei nacque); e poi ricordo le feste all’asilo (dove andavo anche io saltando un giorno di scuola!), i compleanni fatti in casa con gli amichetti (e più volte facevo io la torta al posto di mia mamma), la aiutavo nei compiti quando aveva bisogno…
In qualità di mamma, mi sentivo sicura, era come aver fatto una specie di apprendistato! Ma proprio quando ti senti sicura, ecco l’imprevisto che ti sconvolge…

E’ già da questa estate che ho notato qualche cambiamento negli amici e compagni di scuola di Grande… L’abbigliamento è più “ricercato” e non casuale, capelli con ciuffi vari e pieni di gel, cuffiette agli orecchi e musica per ore, si cercano amicizie più grandi, i fratelli piccoli diventano ingombranti, qualcuno addirittura ha il cellulare, ogni cosa che fino a poco prima veniva fatta o usata viene etichettata come “da piccoli”. Sapevo che sarebbe arrivato anche questo, ma sinceramente credevo arrivasse più in là nel tempo, 9 anni mi sembra un po’ presto... Da questo punto di vista Grande, anche se mi sono accorta che è cresciuto fisicamente, emotivamente è ancora bambino, forse per carattere, non ha questa smania di mostrarsi più grande a tutti i costi. Addirittura ha rifiutato la mia proposta di andare in edicola da solo (a meno di 200 mt da casa) perché non si sentiva sicuro (di sé stesso).

E poi arriva il giorno in cui, ricominciata la scuola, si ricomincia anche il giro dei compleanni. Quasi tutti fatti nello stesso posto con i gonfiabili, dove bambini saltano allegramente tutto il pomeriggio mentre le mamme si trattengono mangiando e chiacchierando del più e del meno.
Ho sempre cercato di portare i miei figli ad ogni compleanno o attività venisse proposta: inizialmente il motivo era far socializzare i miei bimbi un po’ introversi, ma alla fine mi sono scoperta anche io, normalmente molto timida, più sciolta nel parlare con le altre mamme, anche se non le conoscevo... E poi vedere i bambini giocare e interagire tra loro mi piace tantissimo. Insomma adoro queste festicciole, e ovviamente mi piace tantissimo anche prepararle per i miei bimbi!

Aspettavo già il classico bigliettino di invito consegnato a tutti i compagni, quando invece è arrivato un messaggio tramite il gruppo whatsapp di classe: invito per cena in pizzeria solo per i compagni maschi, scusandosi con chi aveva figlie femmine…

Pizzeria  ->  Solo maschi  ->  Senza genitori

ARGH!!  Aiuto!   N o n  -  s o n o  -  p r o n t a

Non capisco perché questa cosa mi destabilizzi così. Fin da quando aveva tre mesi sono abituata a lasciarlo ai nonni mentre sono al lavoro e per qualche uscita con Marito da soli (anche per un intero week-end), spesso il pomeriggio esce fuori a giocare con gli amici per ore. Sono quindi abituata da sempre al fatto che parte del suo tempo non lo passa con me e consapevole che sia giusto così, ma…

E’ il contesto che è diverso.

Ovviamente lo manderò, non ho pensato nemmeno per un attimo che non vada bene, però… però mi dispiace non vederlo chiacchierare con i suoi amici, non vedere che canta gli auguri al suo amico mentre spegne le candeline, pensare che anche lui vorrà festeggiare così il suo compleanno…
Egoisticamente per un attimo ho pensato “quasi quasi vado anche io” visto che conosco bene la mamma del festeggiato (la cui famiglia sarà presente ad un tavolo separato). Poi mi sono detta che non era giusto per mio figlio, vorrebbe dire non dargli fiducia, renderlo anche ridicolo agli occhi degli amici.. Ma che mi era venuto in mente?

E’ solo che senti che hanno sempre meno bisogno di te, e ti senti quasi inutile. Ma so che non è così, diventiamo inutili per le cose quotidiane, ma continueremo ad essere indispensabili emotivamente, soprattutto adesso che si affacciano all’adolescenza, labirinto inesplorato dei sentimenti, dove tutto può mutare improvvisamente, in cui si possono perdere facilmente rischiando di finire in strade chiuse. Il nostro compito sarà quello di guidarli verso l’uscita, fornendogli lo zaino pieno di tutti quei valori che fino adesso gli abbiamo insegnato e che loro dovranno saper utilizzare da soli al momento giusto.
In questo modo, alla fine del percorso, usciranno come splendidi adulti. Pronti per rifare poi tutto il percorso… con i propri figli.

Devo abituarmi, sarà sempre più così, ma quanto è difficile. Caspita.

Mi vengono in mente due bellissime canzoni che fin dalla prima volta che ho ascoltato mi hanno fatto piangere…

“A modo tuo” di Elisa

Sarà difficile
Dire tanti auguri a te
A ogni compleanno
Vai un po' più via da me

Sarà difficile vederti da dietro
sulla strada che imboccherai
tutti i semafori
tutti i divieti
e le code che eviterai
sarà difficile
mentre piano ti allontanerai

Sarà difficile
lasciarti al mondo
e tenere un pezzetto per me

A modo tuo
Andrai
A modo tuo
Camminerai e cadrai, ti alzerai
Sempre a modo tuo


“Viaggia Insieme A Me” degli Eiffel 65

Viaggia insieme a me
io ti guidero' e tutto cio' che so'
te lo insegnero'
finche' arrivera' il giorno in cui
tu riuscirai a fare a meno di me

Io ti portero'
dove non sei stato mai
e ti mostrero' le meraviglie del mondo
e quando arrivera' il momento in cui
andrai
tu tu guiderai
tu lo insegnerai
ad un altro un altro
come te



Stasera è il giorno del famoso compleanno. La mia fortuna sarà che, causa lavoro, non ci sarò quando lo passeranno a prendere… Nonostante la gioia per questo nuovo passo di mio figlio, almeno eviterò così di versare lacrime affacciata ad una finestra.

Ciao cucciolo e buon divertimento!

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